Peter Grunwald, lo sviluppatore del metodo Eyebody, guest star di un convegno e di un seminario dell’AIEV dice “L’intenzione conduce, gli occhi e il corpo seguono”. Sembra così semplice! Allora perché molti di noi hanno difficoltà a vedere chiaramente? Penso che iniziamo a perdere la strada quando proviamo a vedere, spendendo sforzi inutili in quello che dovrebbe essere un semplice processo automatico. Non c’è bisogno di cercare di respirare, sforzarsi di ascoltare o impegnarsi ad assaggiare, e non dovresti nemmeno cercare di vedere.
“Ci provo…
C’è una grande differenza tra “cercare di vedere” e avere l’intenzione di vedere. Quando sto cercando di vedere, una parte di me pensa che sarà uno sforzo, una lotta. Quindi mi sforzo contro quella resistenza immaginata, almeno un po’. Quando ho intenzione di vedere, mi aspetto di vedere – semplicemente dirigo il mio sguardo e vedo. È semplice come decidere di attraversare la stanza o sollevare un braccio per raggiungere qualcosa di alto, e semplicemente farlo. Ho l’intenzione, quindi di conseguenza sposto lo sguardo, muovendo la testa se necessario, e poi muovo il mio corpo per realizzare quello che voglio.
… ma ne farei volentieri a meno.”
Un’altra cosa che può ostacolare il vedere chiaramente è voler vedere e voler NON vedere allo stesso tempo. Magari siamo stanchi e preferiremmo riposare invece di continuare a lavorare. Magari stiamo litigando, affrontando una persona arrabbiata o ricevendo critiche e preferiremmo non guardare. Percepiamo l’energia negativa ostile che entra direttamente in noi attraverso i nostri occhi sensibili, e questo non piace a nessuno. Però se si tratta del nostro capo, o di un genitore che ci sgrida quando siamo bambini, ci sentiamo obbligati a guardare, ma cercheremo di farlo vedendo il meno possibile.
Possiamo scegliere
Ricorda: vedere o non vedere è la tua scelta. Se non vuoi guardare, puoi sempre distogliere lo sguardo, chiudere gli occhi o lasciare la scena. Da bambino, o come l’impotente impiegato di un capo dittatoriale, potresti non aver avuto possibilità di scelta. Adesso però ce l’hai, approfittane! I tuoi occhi si meritano scene e viste piacevoli che ti facciano sentire felice. E che facciano felice anche il resto del tuo essere. Come ha detto il dr. Bates, vedi meglio ciò che ti piace (un optimum, secondo il termine usato da Bates), e peggio ciò che non ti piace (che diventa un pessimum). Se hai un problema di vista questa è una ragione più che buona per cercare circostanze e situazioni che ti facciano sentire bene! E i tuoi occhi ti possono dare un feed back prezioso: se vedi bene, starai anche bene. Se vedi male cerca di scegliere una situazione più adatta.
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Articolo interessante, Senz’altro chi non vede bene non ha un’intenzione chiara e consapevole a voler vedere. Una persona non vede per proteggersi, a vari livelli più o meno consci. Mi stupisce sempre considerare che alcune persone vivono nello stesso ambiente, fanno più o meno le stesse cose, eppure una vede bene e l’altra no. Penso ad esempio a due impiegati di uno stesso ufficio: lavorano al computer lo stesso numero di ore, hanno lo stesso capo, eppure uno porta gli occhiali e l’altro no.
Lo stesso dicasi per i fratelli cresciuti nella stessa famiglia. Un fratello può portare gli occhiali e l’altro no.
Pertanto mi viene da concludere che non è tanto quello che ci accade “in sé”, ma come lo “interpretiamo” noi a farci male oppure no. Oltre a cambiare ambiente e persone che frequentiamo (ove possibile), per vivere bene nel presente – ovunque siamo – la parola magica è “ristrutturazione cognitiva”?
GIUSTO. L’intenzione di “non vedere” può avere molte sfumature, una è quella di cancellare la periferia (l’ambiente). Un’altra può essere di non percepire la profondita (e quindi l’impatto) delle cose. Un’altra può essere fissare per ottenere due obbiettivi apparentemente contradditori: vedere meno e “fare finta” di vedere, soprattutto per ingannare se stessi, più che gli altri.