Molti si avventurano nel campo dell’educazione visiva pensando di essere un po’ “malati”, di avere occhi difettosi e mantengono un atteggiamento un po’ invidioso verso i “sani” che non devono fare niente per vedere bene. Chiariscono anche che il loro unico interesse è di recuperare qualche diottria, o perlomeno di smettere di perderne.
Nessuno di loro ha per la vista un interesse particolare, richiedono solo di poter continuare a lavorare al computer o vedere una lavagna e cose simili.
Si stupiscono quando sentono dire che il metodo Bates e le esperienze visive che ne conseguono possono diventare una passione: che si possono cogliere sfumature di colore sconosciute, percepire lo spazio, acquisire rapidità di messa a fuoco, godere della visione periferica e totale di un paesaggio.
Anche loro, se eseguono gli esercizi, otterranno dei risultati, intendiamoci, ma manterranno probabilmente sempre una attitudine difensiva, al risparmio, che permetterà loro di ottenere risultati discreti, ma non eclatanti.
Questo è un punto che tutti gli atleti conoscono. Se vuoi raggiungere l’eccellenza devi essere mosso dalla passione e devi porti obbiettivi un po’ più in la. E non avere paura di fallire! Prima o poi arriverai a un punto in cui ti fermerai, ma nessuna legge divina ha stabilito che sia prima dei 10 decimi. Potrebbe essere tra i 14 e i 15 decimi!
Veggente o visionario?
In uno dei primi corsi per educatori visivi di Roma uno dei partecipanti non aveva particolari problemi visivi. Era venuto con l’obbiettivo di completare la sua formazione professionale di optometrista. Ben presto ha scoperto che le attività del metodo Bates aprivano orizzonti nuovi ed interessanti sulla percezione visiva e si è coinvolto in maniera molto più attiva.
Alla fine del corso si è sottoposto all’esame standard optometrico ed ha scoperto di avere ulteriormente migliorato la sua acutezza visiva: dai 10-11 decimi di partenza è passato a 16 decimi, un visus decisamente inconsueto, se non eccezionale.
Segui la freccia!
Leo Angart, un educatore visivo che fa largo uso di PNL (programmazione neurolinguistica) racconta:
E’ esperienza di molti praticanti del tiro con l’arco che il seguire la freccia diretta al bersaglio aiuta a migliorare l’acuità visiva, a patto di essere rilassati. Non solo si migliora la messa a fuoco, ma anche la visione a distanza. E’ possibile migliorare la vista da lontano anche se si ha già una visione eccellente.
Angart ricorda un seminario tenuto ad Istambul sul Bosforo: dalla finestra si vedeva l’altro lato con case lontanissime e la bellezza incoraggiava alcuni partecipanti che già vedevano piuttosto bene a cercare di distinguere dettagli, case, minareti. Un’esperienza simile è capitata anche me in un seminario sullo stretto di Messina: la costa calabra cambiava continuamente per il cambiare delle condizioni atmosferiche e durante le pause anche i partecipanti messinesi erano affascinati dalla visione.
Bene, quando poi si osservava qualcosa di più vicino, per esempio una nave o un traghetto, tutti riportavano di vedere con nitidezza inusuale.
Questo effetto è reso più efficace se si dondola un po’ e magari si prova a delineare l’oggetto più lontano (focalizzando, ma senza sforzo). L’idea è che se ci “avventura” a spedire fiduciosamente l’attenzione oltre la distanza in cui normalmente si vede chiaro, si estende il proprio campo visivo.
Vedere lontano? No, grazie.
Vale la pena di notare che l’atteggiamento di un miope è generalmente l’opposto: evita ogni volta che può di guardare lontano, ”sa” di non poterlo fare. E pertanto “non gli interessa”….
Gli appartenenti a squadre di soccorso in elicottero hanno un sistema per perlustrare\ territori alla ricerca di dispersi: usano una griglia immaginaria, con maglie sempre più piccole per vedere oggetti progressivamente più piccoli.
Qualcosa del genere veniva fatto dai piloti della seconda guerra mondiale: proiettavano consapevolmente il loro sguardo 10 km più avanti nel cielo.
Adesso c’è il volo strumentale, ma un simile consiglio vale per la guida dell’auto nella nebbia: se ci si lascia prendere dalla tensione si finisce per mettere a fuoco a distanza di un paio di metri (ci si miopizza). Invece l’atteggiamento corretto è proprio quello dei piloti di cui sopra: proiettare lo sguardo da 20 a 100 metri più avanti (e non fissare, ma muovere lo sguardo).
E anche senza nebbia, se vuoi migliorare la tua vista da lontano, continua a perlustrare in tutte le direzioni e a varie distanze.
A caccia di dettagli
I cacciatori sono un altro gruppo che usa strategie visive interessanti. Perlustrano l’ambiente in cerca di dettagli fuori posto, come qualche foglia che si muove in modo strano (perché c’è un animale nascosto) o macchie di colore particolari.
La loro mente è sintonizzata sulla ricerca di movimenti o forme diverse e gli occhi si muovono in continuazione per sfruttare le abilità di coni e bastoncelli al massimo.
L’attenzione inquadra un insieme, poi dettagli sempre più piccoli e gli occhi seguono. E’ l’attenzione (si potrebbe dire anche l’interesse o l’intenzione) che guida.
Non c’è comunque bisogno di essere un cacciatore, per allenare la vista a diventare più attenta e percettiva. Lo può fare chiunque guidi una macchina per andare al lavoro.
Guarda per esempio un cartello lontano, senza dare per scontato di non poterlo leggere. Usa l’intuizione. Poi guardane uno più vicino, probabilmente lo vedrai piuttosto bene.
L’idea è di proiettare la tua vista, incoraggiarla ad andare più in la, usare l’intenzione e lasciare che la vista fisica segua.
Gioca con la tua vista, incoraggiala ad espandersi, come faresti con un bambino un po’ timido. Falla divertire, incuriosiscila.
Giochiamo con l’ottotipo (e con la nostra mente)
1) Metti una tabella Snellen ad una distanza in cui puoi capire le lettere fino alla terza riga, ma senza vederle nitide.
2) Fai oscillazioni ampie lasciando che lo sguardo passi sul tabellone, “spazzolandolo”, ma senza fermarsi. Gira senza sforzo, mantenendo le oscillazioni a D e S molto ampie. Nota che il tabellone sembra apparentemente muoversi in senso opposto al tuo movimento.
3) Riduci gradualmente l’ampiezza delle oscillazioni. Stabilizzati tra 50 cm a D e Sinistra del tabellone. Fai passare lo sguardo o subito sopra le lettere della prima riga o nello spazio bianco tra prima e seconda riga, non sulle lettere stesse.
4) Riduci ancora l’ampiezza, a 25, 15, 5 cm a D e S del tabellone. Nota sempre il movimento apparente del tabellone (e dei suoi bordi) in direzione opposta al tuo movimento (sarà ridotto, ma ancora percepibile).
5) Dopo un po’ fai un profondo respiro, batti le palpebre e RAPIDAMENTE guarda un paio di lettere per ogni riga. Probabilmente riuscirai ad arrivare all’ultima riga.
Mi raccomando, rapidamente, senza pensarci su, senza fermarti su ogni lettera per più di un secondo, senza cercare di “essere proprio sicuro”.
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