C’è una forte analogia tra il percorso che porta a “Vederci chiaro” e la ricerca spirituale. Così come esiste una forte analogia tra i “clear flash”, gli episodi di visione totalmente nitida e i “Satori”, quando si entra in armonia con il mondo e si è “illuminati”. E anche le trappole che noi stessi ci costruiamo con la nostra mente per impedirci di raggiungere gli obbiettivi, sono in fondo le stesse. Questo articolo è di Akarmo, un ricercatore spirituale e un amico. Raccomando a tutti i ricercatori di visione di leggerlo e… “meditarlo”.
Lo Zen e la …. motocicletta
“Pedalavo con una bella sensazione di velocità, con le gambe che andavano senza fatica. “Be’ nonostante l’età (e l’inverno con poca azione) me la cavo ancora bene”, ho pensato…
Poi un rombo potente alle mie spalle. E ancora prima di immaginare cosa fosse, mi ha superato – facendomi sentire lo spostamento dell’aria – un’enorme moto di grossa cilindrata che sarà andata almeno a 150km all’ora. Una sensazione di potenza roboante e poi, via più veloce della luce.
È arrivata così all’improvviso che per la sorpresa ha catturato tutta la mia attenzione e anche i miei sensi. Identificato con la moto mi sono come proiettato a bordo e mi son visto sfrecciare veloce arrivando in un attimo alla rotonda a 100 metri da me. Che sensazione di velocità pazzesca, per un momento.
Sentirsi impotenti
Poi sono tornato alla realtà, in sella alla mia bici, che per contrasto mi ha fatto sentire come se fossi quasi fermo sul posto. E dire che qualche minuto prima mi sembrava di pedalare così veloce!
La sensazione di velocità è stata sostituita da un senso quasi di impotenza: non ci arriverò mai a quella rotonda con questa lenta e pesante bicicletta e le gambe che più di così non possono fare.
Il confronto è un tipico scherzo della mente. E di certo non era la prima volta che mi succedeva.
Ricordo nella prima Pune (India), un discorso in cui Osho, rispondendo alla domanda di un famoso terapista di allora, gli diceva che aveva avuto un satori e che era quasi illuminato. Io ero agli inizi della mia storia con Osho e, confrontandomi con il terapista, avevo sentito che a quel livello non ci sarei mai arrivato! Avevo così tanta strada da fare e le cose si stavano muovendo così lentamente.
…. o impazienti
Mi ero consolato, però, qualche giorno dopo, quando Osho aveva detto allo stesso terapista che dopo il suo primo satori sarebbe stato difficile per lui avere il secondo, perché sarebbe stato lì ad aspettarselo ogni volta che entrava in meditazione. A quel punto avrebbe dovuto avere molta pazienza…
Che contraddizione! Da un lato se non punti a una meta non farai mai nessun passo in quella direzione. Oltretutto Osho continua anche a dirci che è una questione di totalità, bisogna darci dentro senza tregua. Dall’altra se ci vuoi arrivare con tutto te stesso, questo stesso desiderio diventa l’ostacolo.
C’è una soluzione? (anche per quelli che vogliono vederci chiaro)
Ho trovato oggi un brano di Osho che mi ha fatto fare pace con questo paradosso:
“Dal seme al frutto c’è un lungo viaggio e serve tanta pazienza da parte del giardiniere. Ma la pazienza non deve diventare pigrizia e la differenza è molto sottile. La pazienza dovrebbe restare, nel profondo del cuore, molto impaziente, sapendo perfettamente che quando viene la primavera arriveranno i fiori. Ciò non significa che devi dimenticare l’anelito, l’aspirazione, per l’arrivo della primavera; la preghiera, l’attesa, per l’arrivo della primavera. Aspetta, ma la tua attesa non deve spegnerti. L’ospite verrà, ma nessuno sa mai quando arriverà. Aspetta come un amante, con le porte aperte, gli occhi fissi sulla strada… Come se fra un istante dovesse accadere l’incontro con l’ospite, con l’amico.
Sul sentiero spirituale, le cose che di solito appaiono contraddittorie diventano complementari. Sii paziente con impazienza, o sii impaziente con pazienza, ma entrambe devono coesistere. Se ne scegli una, c’è pericolo. La pazienza da sola diventerà pigrizia; l’impazienza da sola diventerà inutile angoscia, ansia. Sono entrambe necessarie, in equilibrio. L’impazienza ti mantiene nell’aspirazione, nell’attesa, e la pazienza ti impedisce di diventare teso, di generare ansia. Entrambe hanno funzioni da adempiere sul sentiero spirituale”. Osho
Poi per fortuna ci sono momenti in cui il paradosso non esiste e ci si trova nello spazio interiore “giusto”, senza contraddizioni. Non fanno in tempo a prendere forma, perché tutto scorre così veloce che puoi solo andare con la corrente, in gratitudine.”
Questi momenti non sono rari nei nostri gruppi, nei corsi e nelle vacanze per gli occhi…
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Conosco e pratico il metodo Bates da qualche anno e mi trovo assolutamente d’accordo con il fatto che serve motivazione, costanza, impegno e sperimentazione. Se le prime tre vengono svolte individualmente, la quarta spesso si pratica in gruppo o quando ci si confronta con altri che fanno il nostro stesso percorso.